Quando si pensa alla Sardegna, non si può fare a meno di ricondurla alle spiagge bianchissime, al mare trasparente e ai tantissimi turisti. E la Sardegna è sicuramente questo, con i suoi posti mozzafiato, i paesaggi da cartolina, il mare cristallino, i fondali dai mille colori.
Ma la Sardegna è, davvero, “solo” questo?
Da parte di chi in Sardegna c’è nato, c’è vissuto anche se per poco e conserva in questa meravigliosa isola un grande pezzo di cuore, la risposta è NO.
Chi della Sardegna ha vissuto solo la costa e le spiagge e non ha mai messo piede nell’entroterra non può dire di aver visitato la Sardegna. O meglio, forse può dire di averne visitato solo una parte.
Perché Sardegna è mare, ma è anche montagna.
Sardegna è ristoranti di pesce, ma anche maialetto e pecorino.
Sardegna è persone abbronzatissime in costume da bagno, ma è anche persone in costume folkloristico.
Sardegna è balli di gruppo alle animazioni nei villaggi turistici, ma è anche balli tipici alle feste paesane.
Sardegna è ville di lusso sul mare, ma è anche nuraghi millenari in colline isolate.
Sardegna è discoteche e serate mondane, ma è anche canti a cappella con i “tenores”.
Sardegna è tornei di bocce in spiaggia, ma è anche “sa murra” urlata con il rimbombo nei vicoli dei paesi.
Prendendo spunto da ciò che dice Salvatore Niffoi, scrittore sardo, qui sta la differenza tra il vacanziere e il viaggiatore.
Il vacanziere dirà agli amici che la Sardegna è bellissima, ma l’anno successivo cambierà meta perché, in fondo, il mare è bello anche in altri posti.
Il viaggiatore che, con pazienza e cartina alla mano (e anche parecchia benzina), avrà fatto un giro nell’entroterra, in Sardegna ci lascerà l’anima nell’attesa di tornarci ancora e ancora.
L’entroterra, la Barbagia, sono luoghi che devono essere vissuti con calma, dal viaggiatore che non ha fretta, non dal vacanziere di corsa che non ha né tempo né voglia di attendere il passaggio di un gregge di pecore che intralcia le auto.
È da visitare in macchina, con il finestrino abbassato, per respirare tutta l’aria di montagna, mirto ed erbe spontanee, in strade tutte curve, con la sensazione di essere dispersi nel nulla.
Poi, all’improvviso, quando si comincia a pensare “Se mi si ferma la macchina sono fregato perché per di qua non passa nessuno e non vedo una casa da 20 minuti”, ecco le montagne aprirsi per lasciare spazio a uno scorcio di paradiso: un fiume, una vallata, una scogliera a picco sul mare.
Tu, la tua macchina, i tuoi compagni di viaggio e la natura nuda e cruda di un’isola che si presenta a te senza maschere.
E’, secondo me, la cosa che più si avvicina all’idea di infinito. Infinito il tempo che potresti stare li a guardare, infinito lo spazio intorno a te e infinito tu mentre osservi la natura incontaminata.
Da mezza sarda, ve lo chiedo in ginocchio, se andate in Sardegna la prossima estate, non fermatevi al primo villaggio turistico. Prendete una macchina e scoprite questo meraviglioso mondo che in pochi hanno avuto l’onore di conoscere.
Una giornata nell’entroterra, dove la paura di esservi persi verrà sicuramente
ricompensata dall’ospitalità della gente che troverete. Trattenetevi fino a sera e fermatevi ad ammirare l’eterna tradizione delle feste paesane.
E’ davvero l’unico e il solo modo che avete per innamorarvi per sempre di quest’isola splendida e delle sue mille contraddizioni.
E, da mezza sarda, è davvero l’unico e il solo modo che ho per ricordarmi quanto sia fiera di avere in Sardegna non solo un pezzo di cuore, ma anche un pezzo di vita.
Florence Pirocca
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