Gli anni del 1925-1926 sono ricordati per essere stati il biennio delle leggi fascistissime. Nel 1926 il governo fascista aboliva la libertà di stampa, quella di insegnamento , venne imposto lo scioglimento di tutti i partiti e tutti gli impiegati statali furono costretti ad iscriversi al PNF (Partito Nazionale Fascista).
All’inizio dell’anno accademico 1931-1932 ai professori delle Università del Regno fu imposto dal regime l’obbligo del giuramento “alla Patria e al Regime Fascista”.
“Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l’ufficio di insegnante ed adempiere a tutti i miei doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla patria e al Regime Fascista. Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti la cui attività non si concilii con i doveri del mio ufficio.”
Tra i 1.225 professori che a vennero invitati a pronunciare questa formula solo in 12 non si piegarono all’imposizione, perdendo la cattedra. Ecco le loro storie:
Ernesto Buonaiuti (1881-1946)
Sacerdote, teologo e docente di Storia del Cristianesimo presso l’Università di Roma, si affermò ben presto per la vasta erudizione e la curiosità intellettuale. La sua adesione al Modernismo gli costò la scomunica nel 1926. In ragione del riavvicinamento dello Stato Italiano alla Chiesa, con i Patti Lateranensi, e poiché successivamente Buonaiuti fu tra i pochissimi docenti universitari a non voler prestare giuramento al Fascismo, fu esonerato dall’insegnamento (e mai riabilitato, nemmeno dopo la Liberazione).
Mario Carrara (1866-1937)
Docente di Medicina Legale presso l’Università di Torino è conosciuto per essere uno dei padri della medicina legale italiana. Nell’autunno del 1931, Carrara fu escluso da tutte le cariche pubbliche e nell’ottobre 1936 fu arrestato e imprigionato nelle carceri Nuove di Torino, per attività contro il regime fascista. In carcere continuò a scrivere un Manuale di medicina legale, finché non morì nel giugno 1937.
Gaetano De Sanctis (1870-1957)
Docente di Storia antica presso l’Università di Roma, è stato tra i primi senatori a vita di nomina presidenziale della Repubblica italiana. Si distinguerà per la fermezza con la quale si opporrà alla dittatura fascista che lo priverà di ogni incarico (tranne quello per l’Enciclopedia Italiana per la quale continuò a curare la direzione della Sezione di Antichità classiche) e della cattedra di Storia greca all’Università di Roma. Nominato senatore a vita dal Presidente Einaudi nel 1950, egli contribuirà – fino a che le condizioni di salute lo permetteranno – al dibattito politico della neonata Repubblica italiana.
Jacob Benedetto Giorgio Errera (1860-1933)
Di famiglia ebraica veneziana, laica e non osservante, fu docente di chimica presso l’Università di Pavia. Nel 1923 Giovanni Gentile lo nominò rettore dell’Università di Pavia, ma rifiutò l’incarico non essendo d’accordo con il governo fascista, « né con i principi che lo informano né con i metodi seguiti». Per le stesse ragioni, fu il solo professore della Facoltà di Scienze di Pavia a firmare, nel 1925, il Manifesto degli intellettuali anti-fascisti di Benedetto Croce. La sua carriera universitaria terminò bruscamente nel 1931 quando si rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà al fascismo. L’epurazione avvenne nella forma della collocazione a riposo (anzitempo) con la formula dell’avanzata età ed anzianità di servizio.
Giorgio Levi Della Vida (1886-1967)
Orientalista, storico delle religioni, semitista, ebraista, arabista e islamista italiano, fu titolare di una cattedra sia presso l’Università di Torino che presso l’Università di Roma. Nel 1924 lasciò le sue cariche sociali per non collaborare con il regime fascista, scegliendo invece di collaborare con alcuni giornali per opporsi al regime: Il Paese, quotidiano di Roma (che fu devastato e chiuso dagli squadristi fascisti nel ’22) e La Stampa. Anch’egli come Errera firmò nel 1925 il Manifesto di Croce e divenne presidente dell’Unione nazionale delle forze liberali e democratiche. Per il suo rifiuto di piegarsi al giuramento del’31 fu espulso dall’insegnamento universitario. A seguito delle leggi razziali del 1938 si rifugiò negli Stati Uniti, diventando docente presso l’Università della Pennsylvania.
Fabio Luzzatto (1870-1954)
Avvocato e professore di diritto civile presso l’Università di Macerata sarà anch’egli discriminato in quanto ebreo, a seguito delle leggi razziali fasciste, ma ancor prima per il suo impegno politico, come repubblicano e massone, che lo portò con l’affermarsi del fascismo, ad essere tra gli animatori dell’Associazione Italiana per il controllo democratico (con Carlo Rosselli, Filippo Turati, Carlo Sforza e Guglielmo Ferrero). Venne per questo sottoposto al controllo della polizia segreta fascista, che lo arresterà nel 1930 rilasciandolo poi per mancanza di prove. Naturalmente rifiutò di sottostare al giuramento di fedeltà al fascismo e con l’entrata in vigore delle leggi del 1938 gli fu vietato anche l’insegnamento privato.
Piero Martinetti (1872-1943)
Docente di Filosofia teoretica e morale presso l’Università di Milano, fu l’unico filosofo a non prestare giuramento al fascismo. Egli preferì rinunciare alla cattedra piuttosto che alla propria libertà di coscienza. Nella lettera che scrisse all’allora Ministro dell’Istruzione Balbino Giuliano, egli motiva la sua scelta come un imperativo categorico della coscienza, che gli impone (socraticamente) il sacrificio dell’interesse personale, per testimoniare la verità e la dignità della persona e dunque il significato profondamente umano della cultura e in particolare della filosofia.
Bartolo Nigrisoli (1858-1948)
Fino ai 60 anni rivestì la carica di chirurgo ospedaliero a Ravenna e in seguito a Bologna. Di idee socialiste, si impegnò per tutta la vita in opere di solidarietà e di aiuto ai poveri. Avverso al fascismo fin dalle origini, accetta la cattedra di medicina e chirurgia a Bologna nel 1922. Nel 1925 è tra coloro che firmano il Manifesto antifascista di Benedetto Croce e nel 1931, nonostante le insistenze e le pressioni dei colleghi, rifiuta, motivando apertamente la scelta, il giuramento e viene destituito. A quel punto torna a fare il chirurgo ospedaliero, senza ricevere pensione. Nel 1938, in seguito alle leggi razziali, si dimise da tutte le associazioni mediche che praticavano l’epurazione degli ebrei.
Francesco Ruffini (1863 – 1934)
Docente di diritto ecclesiastico presso l’università di Torino, si dedicò soprattutto allo studio della libertà religiosa e fu grande difensore dei diritti delle minoranze religiose e delle libertà fondamentali dell’uomo. Venne nominato senatore del Regno d’Italia nel 1914 e nel 1925 firmò il manifesto di Croce. Nel 1929 votò contro il Concordato tra Stato e Chiesa con un intervento in Senato estremamente critico: in precedenza si era espresso in Aula anche contro le leggi che abolivano la libertà di espressione e di stampa e alla riforma elettorale del 1928. Di idee laiche e liberali, si rifiuta di giurare richiamandosi alle proprie convinzioni.
Edoardo Ruffini (1901-1983)
Figlio di Francesco Ruffini, fu il più giovane tra gli accademici che si opposero, rifiutando il giuramento a soli trent’anni. Studioso e docente di Storia del diritto presso l’Università di Perugia, è autore di un’opera ritenuta ancora oggi fondamentale sul principio maggioritario. Seguendo le orme del padre, invia al rettore di Perugia una lettera in cui si rifiuta di giurare in nome dei propri convincimenti liberali. Si trasferirà in seguito in Inghilterra, dove promuove l’Istituto italiano di cultura. Verrà reintegrato nel 1944.
Lionello Venturi (1885-1961)
Docente di Storia dell’arte presso l’Università di Torino, partecipò come volontario alla Prima Guerra Mondiale, nel corso della quale fu ferito ad un occhio. Nonostante la richiesta del padre di restare all’Università per proseguire l’opera paterna, succedendogli nella cattedra, Lionello Venturi non giurerà, rinunciando così alla cattedra di cui era titolare dal 1919. Sottoposto ai controlli dell’Ovra, con la moglie Ada e il figlio Franco, si trasferirà in seguito a Parigi. Nel 1939 divenne professore alla John Hopkins University di Baltimora, dove attraverso la Mazzini Society condusse la sua battaglia contro ogni forma di nazionalismo.
Vito Volterra (1860-1940)
Docente di matematica presso l’Università di Roma, era tra i circa 100 docenti ordinari appartenenti alle comunità ebraiche. Matematico e fisico, fu tra i fondatori dell’analisi funzionale e della teoria delle equazioni integrali. Nel 1903 fece parte della Commissione regia per l’istituzione del Politecnico di Torino, nel 1905 fu nominato senatore del Regno per i suoi meriti scientifici, nel 1907 divenne preside della facoltà di Scienze dell’Università di Roma e nel 1908 fu tra i rifondatori della Società italiana per il progresso delle scienze, di cui divenne presidente nel 1919. Nel 1922 in Senato prese posizione contro il Governo di Mussolini, per poi firmare anch’egli il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce e nel dicembre 1931 si oppose al giuramento di fedeltà al Fascismo. Lasciò, pertanto, la cattedra e tre anni dopo decadde anche dall’Accademia dei Lincei per un identico rifiuto.